Grazie ai numerosi grandi didatti con cui ho studiato, posso affermare di esser figlia della grande scuola europea. Dalla scuola di derivazione francese di Rocco Filippini, alla grande scuola russa di David Geringas, passando per numerosi incontri con William Pleeth a Londra e ancora più lunghe frequentazioni con Mario Brunello, senza dimenticare l’apporto fondamentale di Mihai Dancila e la scuola rumena.
Grazie a questo sfaccettato bagaglio formativo mi sono affacciata all’insegnamento del violoncello quasi vent’anni fa con slancio e grande fiducia. Penso che sia stata (ed è ancora insieme alla musica da camera) l’esperienza più formativa per me come violoncellista.
Affrontare quotidianamente le difficoltà degli allievi, lavorare per trovare soluzioni sempre diverse, ricercare repertorio, risolvere i più svariati problemi fisici e psicologici, sono stati molti degli aspetti che hanno reso l’insegnamento una palestra difficile e stimolante del mio percorso di crescita strumentale e umana.
Ogni allievo è un individuo su cui va cucito un vestito su misura che è la sua formazione, controproducente è pensare di adottare le stesse strategie per persone diverse.
Ho sviluppato una grande sensibilità per tutti quegli aspetti fisici che possono causare blocchi nell’esecuzione. La mia personale esperienza di impostazione non curata nella mia adolescenza mi ha portata ad affrontare alcune rigidità fisiche. Una delle mie prerogative è la soluzione di tali ostacoli spesso causati da un banale difetto trascurato nel tempo.
Sono felice di poter affermare che ho avuto grandi risultati. In 10 anni a Pavia ho preparato più di 30 allievi ad esami brillantemente superati.
E quello che mi stupisce ancora oggi è che penso di aver imparato dai miei allievi tanto quanto loro hanno ricevuto da me. Mi hanno obbligata a non smettere mai di cercare e soprattutto ad essere paziente come devono esserlo loro.
Una grande lezione di vita.